Misura ha incontrato Gianluca Rulfi, allenatore di Marta Bassino, e non solo, che ci ha svelato la sua idea di successo agonistico. “Il risultato di una gara? Una combinazione alchemica che spesso sfugge alla logica ma risponde a forza fisica e mentale”.

L’abbiamo conosciuta attraverso i suoi racconti video, le sue vittorie, le sue discese, ora la conosciamo anche attraverso le parole di chi la segue dal 2016 e da sempre la prepara alle sfide più importanti: Gianluca Rulfi, allenatore di Marta Bassino. Attuale direttore tecnico e allenatore responsabile delle squadre nazionali femminili italiane, Rulfi è uno degli artefici dei successi dello sci italiano, perlomeno degli ultimi quindici anni, avendo seguito come allenatore praticamente tutti gli azzurri di vertice: da Christof Innerhofer a Peter Fill e Dominik Paris per poi passare alla squadra nazionale femminile con l’incarico di allenatore responsabile del gruppo delle polivalenti di Coppa del Mondo, che comprendeva Sofia Goggia, Elena Curtoni, Federica Brignone, oltre alla nostra Marta Bassino. Nel frattempo, è diventato direttore tecnico di tutte le squadre femminili e successivamente alle medaglie olimpiche di Goggia e Brignone del 2018, ha portato Marta alla sua prima affermazione nel Circo Bianco.

Gianluca, lei che il successo agonistico lo conosce da vicino, ci dica quali sono i fattori determinanti che deve avere un atleta per raggiungerlo.
I fattori del successo potrebbero essere evidenziati o ricercati in tutti quegli atleti che hanno avuto successo in uno sport, ma non credo esista una ricerca che vada a “tipizzare” che caratteristiche debba avere uno sciatore di sci alpino. Lo sciatore di successo è l’insieme di numerosi elementi, come quello fisico, nutrizionale, psicologico, tecnico e morale. Certo è che questo sport è molto “contro istintivo”: una persona normale posta su un pendio inclinato naturalmente si ritrae, invece il nostro sport prevede che il praticante per performare debba proiettarsi con il capo e tutto il corpo verso valle, per giunta, su attrezzi instabili e “scivolosi”, insomma, una pazzia! Quindi. in primis potremmo dire che ci vuole una certa nevicità (come e più dell’acquaticità), oltre al piacere di scivolare su un piano inclinato godendo della velocità, non sempre proporzionata alla capacità tecnica. Poi si passa alla macchina fisica. Lo sci è sicuramente uno sport dove la componente forza ha una certa importanza, il minimo comun denominatore muscolare non mente guardando i fisici, però, la forza viene declinata in tutti i suoi aspetti, da atleti più muscolati, più piccoli e massicci ad altri più longilinei ma sempre muscolosi, fisici da prove multiple.

Non solo fisicità: per essere all’altezza di competere conta anche il fattore mentale e la concentrazione…
Certo, come affermato all’inizio, si parla di una combinazione di fattori ed è innegabile che alla forza fisica si debba affiancare quella psicologica e morale, perché lo sci è uno sport che si consuma in un minuto e poco più di prestazione e può essere influenzato da mille fattori come neve, temperatura, tracciatura, pendenza, resa del materiale, importanza della gara, solo per citarne qualcuno…
L’aspetto mentale è determinante. Ci sono atleti che in tutta la loro carriera, pur essendo spesso vincenti, non sono mai riusciti a scrollarsi di dosso la tensione di gare importanti dalle quali hanno ottenuto rendimenti pessimi. Lo sci è sicuramente uno sport molto tecnico, di adattamento dello stesso alle situazioni mediante attrezzi che variano le loro prestazioni con il variare delle stesse; l’alchimia giusta che determina un risultato non risponde solo a numeri, spesso sfugge alla logica, e viene colta solo da pochi.

Come viene impostato l’allenamento di Marta durante l’anno?
La strutturazione di un programma di allenamento di un atleta come Marta inizia ogni anno dal punto dove si era rimasti l’anno precedente. Lo schema generale parte dalle gare, quindi dall’obiettivo che abbiamo: il nostro sport ha una sola stagione agonistica (non una outdoor e una indoor), quindi l’allenamento serve a prepararsi per questa stagione (invernale), dal punto di vista fisico e tecnico in primis. Sulla tecnica si cerca di individuare carenze e incremento di discipline dove si vuole puntare, individuando e dedicando tempo/sedute. Il fisico deve crescere proporzionatamente alle prestazioni con questi obiettivi primari: l’atleta deve essere un atleta a tutto tondo, completo, poi deve “auto proteggersi” per evitare i danni che ogni sport praticato assiduamente provoca sul corpo, e quindi curare alcune specificità. Dopo questi due obiettivi primari si può cercare di migliorare qualche aspetto della preparazione fisica propri di questo sport e magari un po’ carenti nel soggetto in esame. La specificità e l’individualizzazione raggiungono il massimo in atleti di vertice come Marta. Fondamentale per la riuscita di un buon piano di allenamento, con atleti come lei che giocoforza sono in giro per le montagne circa 200 giorni all’anno, è la partecipazione di tutti I soggetti interessati alla progettazione e messa in pratica del percorso. Sembra banale, ma cercare di mediare fra esigenze di qualità nella proposta allenante di qualsiasi genere e una minima socialità sono condizioni necessarie per risultati e salute mentale soprattutto a lungo termine.

Quanto la nutrizione è importante e si lega allo stile dell’allenamento, oltre che allo stile di vita dell’atleta.
Lo sci è uno sport in cui la tecnica è collegata alla complessità muscolare degli atleti e di conseguenza alla loro nutrizione, che è alla base dei loro motori. Ma la stessa tecnica deve rispondere sempre alla fisica, obbligatoriamente. In un percorso di sviluppo fisico sempre più specifico, la nutrizione è sempre più importante. La difficoltà con chiunque dei nostri atleti è riuscire a far raggiungere le giuste competenze in merito alla conoscenza degli alimenti per arrivare a gestire quotidianamente l’approvvigionamento di elementi fondamentali che permettano al fisico di crescere correttamente. I danni che si possono fare in un atleta che si allena ma non si alimenta correttamente sono catastrofici. Il nostro sport si pratica girando per molti alberghi e non abbiamo una struttura in grado di occuparsi della preparazione dei cibi, quindi la consapevolezza dell’atleta di sapere di quali elementi abbia bisogno normalmente, e in special modo in certi momenti, è determinante. In tutto ciò, essere supportati da un team di esperti che possano consigliare prodotti di supplementazione e complementazione alimentare finalizza ancora meglio l’obiettivo salute. Marta, da brava italiana, ha bisogno di un piatto di pasta condita con olio evo e parmigiano per sedersi a tavola con il sorriso, sa bene che non può fermarsi a questo e che I suoi muscoli hanno bisogno di benzina altrettanto importante.